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Il blog di Girolibero

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Cartagena e i luoghi segreti di Gabriel García Márquez

Un viaggio in Colombia è anche un viaggio nei luoghi che hanno incantato i lettori di “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquez: in particolare Cartagena de Indias, teatro della storia d’amore dei due protagonisti, e dei nonni dello scrittore.

“L’amore ai tempi del colera” a Cartagena de Indias

Nel nostro viaggio in Colombia è finalmente arrivato il momento che stavo aspettando con emozione: quello dell’arrivo nella città di Cartagena de Indias, che dal nome ci ricorda come queste terre fossero un tempo considerate le Indie Occidentali. Molti grandi scrittori della letteratura vengono ricordati per il loro stretto legame con una città: Dickens con Londra, Pasolini o Gadda con Roma, Pessoa con Lisbona, Balzac con Parigi. Lo scrittore che mi ha fatta avvicinare alla Colombia, e sono in buona compagnia di alcuni milioni di altri lettori nel mondo, è senza dubbio il premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez. La città di Cartagena ha fatto da scenario per una delle storie d’amore letterarie più intense e appassionate di tutta la letteratura del Novecento, quella tra Florentino Aríza e Fermina Daza ne L’amore ai tempi del colera, ispirata a quella avvenuta tra i nonni dello scrittore. Il fascino scrostato e decadente di questa colorata e vivace città coloniale ed il suo mix culturale straordinario hanno ispirato l’opera di Gabo, il nome con cui affettuosamente lo chiamavano amici e compagni, che trascorse qui a Cartagena il breve importante periodo della sua prima formazione come scrittore.

Lamore-ai-tempi-del-colera

I primi anni della formazione nella città eroica

Scappato qui nel 1948 in seguito all’incendio del suo appartamento di Bogotà in cui aveva perso anche la sua preziosa macchina da scrivere, iniziò quasi subito a lavorare come giornalista per El Universal, raccogliendo le storie di cronaca e gli aneddoti della città tra i marinai del porto e le prostitute. In un film documentario a lui dedicato, Márquez afferma che quasi in ogni suo romanzo ci sono almeno un personaggio o un aneddoto legati alla città di Cartagena. Ed infatti guardandosi attorno si capisce subito come questa esuberante e leggendaria metropoli caraibica possa essere una potenziale fonte di spunti narrativi davvero enorme. La vecchia parte coloniale è un’esplosione di colori e profumi con i ricchi davanzali fioriti ed i vecchi portoni pesanti dietro cui m’immagino sempre si possa nascondere un giardino tropicale segreto. Dietro qualsiasi angolo si giri si trovano una storia o un tesoro nascosto: un concerto di salsa improvvisato in un vicolo con una piccola niña che fa fermare la mamma e comincia a ballare, un contadino che porta in braccio la gallina che probabilmente sarà il suo pranzo o un venditore ambulante di bollos, involtini ripieni di yucca o semolino di mais avvolti e legati in una foglia di platano, la cui ricetta cambia nelle varie della zona della Colombia.

Pellegrinaggio tra i luoghi che hanno ispirato Gabo

Nel romanzo di Márquez, Florentino, un uomo di umili origini dalla penna raffinata ed appassionato di poesia, si innamora a prima vista di Fermina, una bellissima ragazza della classe media. Malgrado il lungo corteggiamento epistolare e molte vicissitudini, Fermina lo rifiuta e sposa il medico Juvenal Urbino. Per cinquant’anni Florentino la amerà ed aspetterà pazientemente, consolandosi con amanti passeggere, ed ormai anziano, sceglierà di provare a conquistarla per l’ultima volta solcando le acque del fiume Magdalena.

In Plaza Fernandez di Madrid, che nel romanzo di Márquez prende il nome di Giardino de los Evangelios, Parco dei Vangeli, Florentino si sedeva sempre sulla stessa panchina aspettando di vedere Fermina che passava di lì per rincasare. Vedere la stessa panchina su cui Florentino si sedeva mi suggestiona e mi sembra di poterlo scorgere “sulla panchina meno visibile del giardinetto, fingendo di leggere un libro di poesie all’ombra dei mandorli”. Proviamo ad individuare anche la casa di Fermina, dicono la riconosceremo per via del ballatoio bianco e delle piante rigogliose, ma sembrano molte le case con quell’aspetto e non riusciamo a trovarla. Dicono che alla porta abbia un battocchio a forma di pappagallo (e chi ha letto il romanzo sa bene il motivo…).

Le Arcate degli Scribi tra incontri di pugilato e reginette 

Ad un certo punto del racconto Florentino, disperato per il rifiuto di Fermina, prova a cercare consolazione rendendosi disponibile a scrivere lettere d’amore per gli analfabeti “aiutando gli innamorati implumi a scrivere i loro biglietti profumati”, ricreando così in qualche modo un’immaginaria continuità con la corrispondenza tenuta con Fermina “per scaricare il cuore di tante parole d’amore che gli restavano inutilizzate”. Scrive per gli altri ma è a lei che sta scrivendo. Nel romanzo Florentino offre i suoi servizi sotto il Portal des Escribanos, le Arcate degli Scribi, ovvero nell’attuale Parco di Bolívar, nella parte vecchia di Cartagena vicino al Palazzo dell’Inquisizione. Qui lo scenario ci parla della Cartagena più contemporanea, è tutto molto diverso dal luogo romantico che immaginavo, ed i muri scalcinati sono coperti da manifesti di reginette di bellezza e pubblicità di incontri di pugilato, le due vere passioni nazionali della Colombia moderna. È una zona molto vivace, dove danzatori e musicisti si esibiscono in spettacoli di strada estemporanei sotto le alte palme. Sia qui che nella vicinissima Plaza de los Coches, la piazza dove anticamente si svolgeva il mercato degli schiavi, stazionano le carrozze per poter fare un romantico tour alla scoperta della città.

Di amori e di altri demoni

L’altra opera che Gabo decide di ambientare a Cartagena, “la più bella del mondo” , parla sempre di una storia d’amore impossibile, quella tra la reietta dalle rosse chiome Sierva María de Todos los Ángeles, colpita dalla rabbia dopo il morso di un cane e il padre esorcista Cayetano Delaura, a cui la affidano per cercare di curarla. Le vicende si svolgono nel periodo del tribunale dell’Inquisizione, tra gli schiavi, i negrieri, i contrabbandieri ed i curanderos. Quando lavorava come reporter, Gabo fu mandato all’apertura delle cripte funerarie di Santa Clara per scrivere un articolo sui lavori di ristrutturazione. Quando scoperchiarono una delle tombe, Gabo fu colpito dallo scheletro di un’adolescente dai capelli rosso fuoco lunghi più di venti metri. Sulla lapide il nome generico di Sierva María, morta almeno duecento anni prima, e da qui fonte d’ispirazione per l’eroina della sua storia. Oggi l’antica cripta del convento fa parte del complesso dell’hotel Sofitel ed è stata trasformata in un bar, El Coro, dove si ascolta musica afro-cubana.

La Cartagena raccontata in questo romanzo di  Márquez ha un volto completamente diverso da quello magico e surreale che fa da sfondo alle vicende di Florentino e Fermina, lasciando il posto al lato più antico ed oscuro di questa città dalle passioni forti, con le sue nette divisioni tra chi aveva tutto e chi non aveva davvero niente.

Di Cartagena Gabo nella sua autobiografia Vivere per raccontarla, dice:  “Mi bastò fare un passo dentro la cinta per vederla in tutta la sua grandezza nella luce malva delle sei del pomeriggio, e non mi fu possibile reprimere la sensazione di essere rinato”.

El Coro

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